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BENVENUTI

Web ufficiale della Chiesa Cattolica Pietro e Paolo di Antiochia (Turchia)

 

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CHIESA CATTOLICA
DI ANTIOCHIA

KATOLİK KİLİSESİ
PK 107 - Kurtuluş Cad.
Kutlu Sokak N.6
31002 Antakya-Turchia
Tel. 0090 326 2156703
Fax 0090 326 2141851

Indirizzo email:
domenicobertogli
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Messa domenicale

  17.00 (Inverno)
18.00 (Estate)

Messa feriale: 08.30

Preghiera serale: 18.30

web: Simone Matteoli

NOTIZIE INTORNO ALLA VITA QUOTIDIANA DELLA NOSTRA CHIESA


12 Gennaio 2015

Il giornale della Santa Sede, L’OSSERVATORE ROMANO, ha pubblicato ieri un articolo di p. Egidio Picucci sulla Cronaca di Antiochia 2014. Eccolo integralmente.


Nella Cronaca di Antiochia l’eccezionale normalità della convivenza Nessuna meraviglia di EGIDIO PICUCCI La Cronaca di Antiochia che il padre cappuccino Domenico Bertogli, da ventisette anni parroco della minuscola comunità cattolica locale, prepara e invia anche al Papa ha superato le diciassette edizioni. Messe insieme formerebbero una preziosa appendice agli Atti degli Apostoli del ventunesimo secolo, i cui protagonisti sarebbero i pellegrini che ogni anno visitano la città e tornano raccontando «quello che hanno visto e udito» nella città di Luca, di Ignazio e di Giovanni Crisostomo. Nessuno, dei novantuno gruppi passati quest’anno in città, tralascerebbe di parlare della Grotta di San Pietro (culla dell’ecumenismo antiocheno), dove cattolici e ortodossi celebrano insieme le feste di Pasqua e Natale, nonché degli auguri natalizi che ogni anno il sindaco affida a un cartello posto sulla strada che porta alla missione cattolica. Anche se il 25 dicembre in Turchia è un comune giorno dell’anno. Nessuna meraviglia per chi sa che qui la convivenza pacifica tra giudeo-cristiani e pagano-cristiani risale ai tempi degli Apostoli e che quella tra cristiani e musulmani ha secoli sulle spalle. A proposito della Grotta, il quotidiano «Habertürk» ha scritto che, se il turismo religioso in Turchia «è notevolmente diminuito, tanto che alcune agenzie hanno disdetto viaggi già programmati», gran parte della colpa ricade sulla sua prolungata chiusura (quasi due anni) per la sistemazione che, tuttavia, secondo quanto si legge nella cronaca, le darà un’eleganza nuova, facendola uscire dal suo splendido e potente squallore. Ha aperto le visite del 2014 l’addetto militare dell’ambasciata cinese in Turchia con moglie e figlia, prima autorità di quella nazione in visita alla Chiesa cattolica, seguito da quattro monaci russi della Siberia. Gli avvicendamenti sono durati tutto l’anno con personalità politiche, artisti, registi, vescovi cattolici, siro-ortodossi, protestanti, confusi tra pellegrini arrivati a piedi, come Pascal e Françoise di Nizza, o il padre cappuccino Romano Mantovi, che ha attraversato tutta l’Anatolia infocata dalla canicola di luglio. Antiochia, capoluogo della nascente Chiesa cristiana, è meta ambita di chi crede di possedere meno pietà e meno scienza religiosa se non la visitasse e la conoscesse non per quello che ha oggi ma per quello che vi accadde con la prima comunità formata dagli ellenisti di Cipro e di Cirene arrivati da Gerusalemme. I musulmani del luogo non lo sanno, ma quel viavai di pellegrini diretti alla missione cattolica, al suo giardino odoroso di zagare in cui gli sposi amano farsi fotografare (perfino cinque coppie in un giorno), e che il direttore della Polizia della provincia di Hatay, Ali Doğan Uludağ, ha voluto abbellire con un fiore raro da mettervi a dimora, li costringe a interrogarsi sul perché di tanto interesse e di tanta passione di gente che arriva da tutti i continenti, e a non protestare (come si farebbe altrove) perché il nuovo sindaco si è impegnato a «tener pulite le strade di accesso alla chiesa e a garantire la manutenzione degli alberi del giardino». Sede titolare di tre patriarcati cattolici (dei Siri, dei Greco-Melkiti e dei Maroniti) nonché del patriarcato greco-ortodosso e della Chiesa ortodossa siriaca, la città, più che dei suoi abitanti, è dei credenti di tutto il mondo. Nessuna meraviglia, quindi, che accetti il matrimonio di un cattolico con un’armena, celebrato in una chiesa ortodossa con i relativi sacerdoti, che sul campanile della chiesa svetti una croce, che la campana suoni per la liturgia quotidiana, che accompagni la preparazione al sacerdozio di un seminarista suo concittadino che studia in Italia, che collabori all’assistenza dei poveri dopo la soppressione della Caritas locale, che si prepari ad accogliere le Suore di Madre Teresa, che il Coro della civiltà, vanto cittadino, sia composto da cristiani, musulmani ed ebrei, che anche un sacerdote cattolico, invitato a tutte le manifestazioni civili, , sia premiato, insieme ad altri leader religiosi, per aver contribuito allo sviluppo della vita sociale, economica e intellettuale dell’H a t a y. La cronaca di padre Domenico spazia anche sulla vita civile, mutevole, mutata, con notizie che i media non pubblicano. Parla infatti del numero delle scuole (61.936) e degli alunni (17.532.098), dell’aumento delle moschee (quindicimila in un anno, per un totale di novantamila), delle condoglianze fatte per la prima volta dal capo dello Stato agli armeni per i fatti del 1915, delle promesse elettorali del premier: aprire la scuola teologica ortodossa di Chalki, costruire un ulteriore ponte sul Bosforo, aprire l’aerop orto più grande d’Europa, riconvertire Aghia Sofia in moschea. Il parroco di Antiochia, divenuto “n a r r a t o re ”, è persuaso che il particolare è segno della storia, cioè del carattere storico dei fatti. E non l’ha trascurato. OSSERVATORE ROMANO 11.01.2015, pag.5