Friday, September 18. 2009
Posted by Padre Alex / Dr. Alexander Pytlik
in Kirchenrecht, Skandal St. Pölten, Sonstiges
Comments (0) Trackbacks (2) ONORE ALLA VERITA: UNO SCANDALO DI NON-DIRITTO CANONICO
[IL TESTO ITALIANO SEGUE DOPO LA PREFAZIONE TEDESCA.]
Vor fünf Jahren wurde die Apostolische Visitation des Bistums St. Pölten und seines Priesterseminars glaubwürdig und erfolgreich durchgeführt. Und vor etwa einem Jahr hat der hochwürdigste Diözesanbischof von St. Pölten, Dr. Dr. Klaus Küng, durch zwei offizielle Stellungnahmen die Irrtümer des Buches "Der Wahrheit die Ehre! Der Skandal von St. Pölten" klar herausgestellt. Da dieses Buch nunmehr offenbar auch in Italienisch bestellt werden kann (Titel: "Onore alla verità! Uno scandalo di 'non'-diritto canonico"), um per Ende Juli 2009 einen weiteren sinnlosen Versuch der Verwirrung bestimmter Priester oder Christgläubiger (diesmal des italienischen Sprachraumes) zu unternehmen, was den vom Papst selbst definitiv abgeschlossenen Fall St. Pölten und die rechtskräftig suspendiert gewesenen ehemaligen St. Pöltner Priesterausbildner betrifft, soll der Wahrheit ein weiteres Mal die Ehre gegeben werden. Den "scandalo di 'non'-diritto canonico", also den Skandal des sogenannten Nicht-Kirchenrechtes, liefert der Herausgeber selbst durch sein Verhalten, vor allem durch die von ihm auf den Seiten des "Kardinal-von-Galen-Kreis" verantwortete Erwähnung des deutschen Ermächtigungsgesetzes aus dem Jahre 1933 im Kontext des Heiligen Stuhls. Deshalb habe ich zunächst die somit weiterhin aktuellen Erklärungen von Bischof Klaus Küng ins Italienische übersetzt, damit auch für den genannten italienischen Sprachraum das abrufbar ist, was der vom Diener Gottes Papst Johannes Paul II. eingesetzte Apostolische Visitator nachvollziehbar und logisch festgestellt hatte. Vorausgeschickt sei auch, was Bischof Küng vor mehr als einem Jahr der für die Buchpropaganda mitverantwortlichen Redaktion des "Der 13." schrieb. Ab hier ist nun alles italienisch: [IL TESTO ITALIANO:] Cinque anni fa la Visita Apostolica della diocesi austriaca di St. Pölten e del suo seminario maggiore fu eseguita credibilmente. E un anno fa il vescovo cattolico di St. Pölten, Mons. Klaus Küng, già Visitatore Apostolico di St. Pölten (nominato dal servo di Dio Giovanni Paolo II per indagare sulla situazione della diocesi austriaca di St. Pölten e specialmente del suo seminario maggiore) e già vicario regionale della prelatura dell'Opus Dei, ha fatto due dichiarazioni pubbliche contro i contenuti del libro menzionato "Onore alla verità! Uno scandalo del 'non'-diritto canonico". Queste pertinenti dichiarazioni del 2008 sono da sole già sufficienti per capire l'intento non-cattolico e anti-gerarchico del citato libro, che non serve alla difesa legittima di qualcuno, ma vuole mettere in discussione una decisione definitiva del Santo Padre, pienamente fondata sui fatti e delitti commessi dagli ex rettori dello stesso seminario maggiore di allora, e per giustificare la loro ostinata posizione. Ecco, perché furono sospesi dal loro sacerdozio nel 2008. Inoltre sembra essere abusato il nome del beato Clemens August cardinale von Galen da parte del "Kardinal-von-Galen-Kreis", perché questa deplorevole pubblicazione apparsa con il titolo "Onore alla verità! Uno scandalo del 'non'-diritto canonico" e la strategia revisionistica dietro la redazione dello stesso non possono mai avere l'intercessione di un beato cardinale della Chiesa, e il sostegno di questo revisionismo speciale da parte del mensile austriaco "Der 13." non può mai essere giustificato con la data sacra dell'Apparizione di Fatima, il tredicesimo. Così il titolo del libro - tradotto solo adesso - mostra in realtà lo scandalo del non-diritto canonico di alcuni autori del libro. La verità è quella: sin dalla fine della Visita Apostolica gli ex-rettori di St. Pölten hanno cercato di vendicarsi verso i testimoni (tra cui fu addirittura il predicatore della prima messa del ex-vicerettore), e purtroppo è da sottolineare, che gli ex rettori abbiano strumentalizzato l'editore del libro e i responsabili del mensile "Der 13." ancora una volta per perseguire questa via della vendetta ingiustificata, e ciò cinque anni dopo la Visitazione Apostolica di St. Pölten. Vice versa, i fanatici “amici” degli ex-rettori hanno fatto di tutto affinché gli stessi due preti restassero nella loro ostinata posizione, che ovviamente ha determinato tutti i procedimenti del vescovo di Sankt Pölten e del Santo Padre in piena concordanza col diritto canonico latino e con tutti i diritti naturali di tutti soggetti coinvolti. Perciò contesto totalmente l'accusa dell'editore Reinhard Dörner apparsa sul sito web del “Kardinal-von-Galen-Kreis”, che scandalosamente accosta il Santo Padre Benedetto XVI e il procedimento misericordioso (!) nel caso degli ex-rettori (attualmente non sembrano essere sospesi) alla cosiddetta “Ermächtigungsgesetz Hitlers von 1933” (“legge sui pieni poteri di Hitler del 1933”). TRADUZIONE DELLE DICHIARAZIONI UFFICIALI DI SUA ECCELLENZA MONS. KLAUS KÜNG, VESCOVO DIOCESANO DI ST. PÖLTEN (AUSTRIA), GIÀ VISITATORE APOSTOLICO DELLA DIOCESI DI ST. PÖLTEN E GIÀ VICARIO REGIONALE DELLA PRELATURA DELL'OPUS DEI SUL LIBRO “ONORE ALLE VERITÀ”: I. Lettera del Vescovo di St. Pölten (Austria), Mons. Klaus Küng, alla redazione del mensile austriaco “Der 13.” (cioè agli signori Engelmann): Finché il mensile “Der 13.” non dimostra un'attitudine inequivocabile a riferire i fatti oggettivamente, non credo sia opportuno di rispondere alla Sua richiesta di un mio parere. Danneggia la Chiesa per la Sua polemica costante, che spesso assume addirittura un carattere malizioso, e nemmeno aiuta in questo modo il vescovo Krenn. “Der 13.” è nato per difendere la vera dottrina della Chiesa e anche coloro, che la rappresentano. Si è allontanato dal Suo intento, e oggi disorienta i fedeli. Fortunatamente pochi La ascoltano perché non poco di ciò che riporta nel mensile è assurdo. E neppure muta la sostanza se dedica un numero del mensile alle encicliche ed ad alcuni discorsi del Santo Padre. Non rende un servizio al vescovo Kurt Krenn col “13.” / + Klaus Küng II. Prima Dichiarazione del Vescovo di St. Pölten (Austria), Mons. Klaus Küng, sul libro (luglio 2008): 1. Il libro “Onore alla verità” viene elogiato in quanto oggettivo. Nella prefazione si legge che esso sia stato elaborato “con acribia scientifica”, mentre in realtà contiene infatti innumerevoli insinuazioni – in parte maliziose – e affermazioni non dimostrate e tante enunciazioni, che sfigurano parzialmente o pienamente la realtà. Con il compimento della Visita Apostolica nel 2004 si sono svolte indagini preliminari dettagliate. Nel decreto della Congregazione per il Clero, confermato dal Papa, i loro risultati vengono espressamente definiti come base sufficiente per una decisione. Nell’esposizione dell’autrice Gabriele Waste l’esistenza di questa indagine previa viene sottaciuta quasi completamente; i risultati non sono noti all’autrice, perché gli atti non sono accessibili a persone al di fuori del processo canonico a causa della riservatezza prevista. Ecco, perché la Waste doveva sostituire la conoscenza diretta con mere ipotesi. È doveroso osservare anche alcune omissioni di nessi causali e di fatti, la cui conoscenza da parte dell’autrice si può presumere: ella tace su ciò che potrebbe essere svantaggioso per quelle persone che vuole difendere, però, nel libro non viene trattata la difesa del vescovo Krenn, come ci si aspetterebbe dalla presentazione e dal titolo del libro. In realtà il libro mira alla piena riabilitazione dell’ex rettore, il prelato K., e dell’ex vicerettore R.. 2. Le basi del processo condotto nell’ambito della Visita Apostolica non sono costituite dai comunicati dei mass-media e neanche dalle sentenze delle corti civili, emanate più tardi, bensì dai fatti testimoniati da persone diverse, dai risultati degli interrogatori di polizia, che sono stati acquisiti con l’autorizzazione del pubblico ministero, e dall’indagine sui fatti. È ovvio che nell’ambito del processo penale contro il prelato K. e contro il R., iniziato più tardi a seguito della Visita e svolto in via amministrativa, sono stati considerati non solo gli interrogatori dell’investigatore e del vescovo diocesano, ma anche le sentenze dei tribunali civili ed i verbali delle sedute pubbliche della corte civile in materia. 3. Le fotografie pubblicate dai settimanali austriaci „profil“ e „NEWS“, che poi sono state diffuse in tutto il mondo, non furono le prove di base né durante la Visita Apostolica né per i successivi processi penali nella Chiesa. Tuttavia nel processo canonico la perizia fotogrammetrica (prof. Waldhäusl) ed il suo risultato sono stati considerati: le fotografie pubblicate sui mass-media mostrano comunque una vicinanza e degli atteggiamenti che non sono adatti per ministri della Chiesa. 4. Esponendo il cosiddetto „scandalo porno“ del seminario maggiore di St. Pölten, nel libro viene di nuovo taciuto che le immagini trovate sui computer, sulle macchine fotografiche e sui DVD, che furono sequestrati dalla polizia nell’ambito della perquisizione domiciliare, rappresentano in massima parte pornografia omosessuale. Questo è irrilevante secondo il diritto penale dell’Austria, ma resta moralmente riprovevole; inoltre ciò fu un importante indicatore delle tendenze omosessuali effettivamente presenti presso alcuni seminaristi di allora. E naturalmente ci furono più testimoni di quelli menzionati dalla signora Dr. Waste, e ci furono anche indizi chiari non soltanto della realtà di un “ambiente omofilo”, ma anche di incidenti concreti. Il metodo del libro di estrapolare, al di fuori del contesto, alcuni commenti di una conversazione che furono fatti incidentalmente, e presentarli come se fossero il contenuto della „investigazione” e come rappresentassero la concezione del Visitatore, dà un’impressione becera. 5. La Visita Apostolica ha fornito dei risultati documentati molto chiaramente e precisamente, che non furono assolutamente simulati da alcune fotografie e dichiarazioni di una presunta campagna dei mass-media messa in scena. La Visita Apostolica trattò non solamente gli „scandali“ riportati dai mass-media. Essa ha piuttosto rivelato gravi carenze ed errori imputabili alla negligente gestione del ministero, di cui alcuni erano già noti alla Congregazione per l’Educazione Cattolica e che determinarono degli adeguamenti. Durante l’estate del 2004 la relazione della Visita Apostolica fu consegnata al Santo Padre e alle congregazioni competenti e fu approvata, anche per iscritto. Le misure adottate a seguito della Visita sono state stabilite consultando la Santa Sede e con l’obiettivo di ripristinare sia la buona reputazione dei due sacerdoti accusati sia la buona reputazione della diocesi e della Chiesa. Sfortunatamente questo obiettivo non è stato raggiunto, tra l’altro anche perché è stato fatto molto presto il tentativo di trasformare gli eventi accaduti nel seminario maggiore e nella diocesi di St. Pölten in una cospirazione. In tal senso – benché questo non era stato previsto inizialmente – l’avvio di un procedimento penale si rese tuttavia necessario e venne attuato molto attentamente e nel rispetto rigoroso delle disposizioni del diritto canonico. 6. Il Visitatore cercò fin dall’inizio di dissuadere i due sacerdoti dall’intentare cause civili contro i settimanali „NEWS“ e „profil“, in quanto già allora si temeva che tali processi fossero dannosi sia per i due preti che per la Chiesa. In seguito si verificò esattamente ciò che si temeva. E niente cambia con la decisione del tribunale del gennaio 2008, con la quale i settimanali "profil" e „NEWS“ sono tenuti a non pubblicare più in futuro tali fotografie, perché anche in questo ulteriore processo civile il tribunale presuppone infatti la veridicità delle notizie originariamente divulgate. E il mio rifiuto di porre a carico della diocesi le spese legali fu dovuto a queste considerazioni: (a) in quanto non è abituale, anzi anche nella Chiesa ogni credente deve assumersi la responsabilità per il suo comportamento; (b) i costi di tali processi non sono prevedibili; (c) non ritengo ragionevole per i contribuenti ecclesiastici di dover assumere i costi di questi processi. 7. Si tratta di una erronea tesi del libro quella di interpretare la conclusione del processo penale da parte della Congregazione per il Clero con l’approvazione del Papa in forma specifica, come se si fosse risparmiato uno studio approfondito della materia o come se non ci fosse nessuna prova. In realtà risulta il contrario dai decreti romani e dalle lettere accompagnatorie della Congregazione per il Clero: l’obiettivo di questa forma di approvazione fu precisamente di evitare che fosse ritardata sempre di più l’adozione di una decisione definitiva in ambedue le cause mediante la costante ripetizione di affermazioni insostenibili. Inoltre in questo modo si sarebbe scongiurato il pericolo dell’ulteriore diffusione del danno già enorme per la Chiesa intera e per ambedue i preti. / + Klaus Küng III. Seconda Dichiarazione del Vescovo di St. Pölten (Austria), Mons. Klaus Küng, sul libro (settembre 2008): La mia prima dichiarazione del luglio 2008 contiene in sé già tutto per consentire un giudizio oggettivo. Siccome però il mensile austriaco "Der 13." e alcune persone nel suo ambiente insistono, voglio dimostrare ulteriori punti, esplicando ancora di più la mia prima dichiarazione. 8. È assurdo pensare che il cardinale Schönborn abbia ordito direttamente o indirettamente un complotto contro il vescovo Krenn e che il cardinale Re ne abbia dato il consenso ossia abbia magari egli stesso sviluppato l’idea di dare inizio allo “scandalo di St. Pölten” e che poi il Nunzio Apostolico Zur ne sia stato la cinghia di trasmissione. La verità è che, per quanto riguarda il seminario maggiore di St. Pölten, esistevano preoccupazioni da tempo, cioè non solo da parte del cardinale Schönborn, ma anche da parte della competente Congregazione per l’Educazione Cattolica: nell’autunno del 2003 un seminarista morì, e chi conosce la sua storia è impressionato e si chiede che cosa sia successo, poiché qualcuno che era stato respinto in precedenza da parecchie istituzioni a causa della sua mancata idoneità al ministero ecclesiastico fu invece accolto a braccia aperte nel seminario maggiore di St. Pölten. E quando esistevano difficoltà rilevanti la stessa vittima doveva lasciare il seminario maggiore di St. Pölten immediatamente e senza riguardo alla sua situazione personale; il che fu eseguito con la massima severità dai rettori. Attraverso la visita di un ufficiale della Congregazione per l’Educazione Cattolica trapelò poi che i criteri di discernimento vocazionale applicati nel seminario maggiore furono problematici. Ecco perché la stessa Congregazione chiese subito un cambiamento di questa prassi. Questo obiettivo fu anche la causa della conversazione del vescovo Krenn presso la Congregazione per l’Educazione Cattolica nella primavera 2004, che il mensile "Der 13." nel 2006 riportò invece come un tiro al bersaglio di accuse ingiuste contro il vescovo Krenn. Alcuni mesi più tardi seguirono però interrogatori esaustivi dei seminaristi a causa dell’affare internet relativo alla pornografia minorile (novembre 2003) – questa vicenda fu ancora denunciata dallo stesso vescovo alla direzione di pubblica sicurezza - e fu svolta finalmente una perquisizione domiciliare delle stanze del seminario maggiore con conseguente sequestro di otto computer e di altro materiale (DVD, telecamere, video). Che poi l’emergere delle fotografie – diffuse più tardi dalla stampa – provocò il massimo allarme e portò alla notificazione dei fatti alle autorità competenti della Santa Sede attraverso la Nunziatura Apostolica, è logico. Ciò non è un intrigo, ma una constatazione delle responsabilità. 9. Con tutta chiarezza devo respingere l’accusa secondo la quale da parte mia non sarebbero state effettuate indagini durante la Visita Apostolica. Nel complesso ho condotto più di 120 interrogatori e mi sono assicurato che venisse preservato il vasto materiale delle prove. Una Visita Apostolica ha infatti il carattere di un’indagine previa. Anch’io avrei preferito non incontrare problemi reali nel seminario maggiore di St. Pölten. Purtroppo non risultò così e i problemi furono così marcati che la decisione di chiudere temporaneamente lo stesso seminario maggiore fu necessaria e del tutto corretta anche valutando le cose dal punto di vista di oggi, per consentire un effettivo rinnovamento. 10. Dopo il compimento della Visita Apostolica, un canonista imparziale e da me autorizzato – ci sono ragioni precise perché ciò avvenne più di un anno dopo – eseguì ulteriori dettagliate indagini preliminari, autonomamente da me. Le indagini ebbero l’obiettivo di riesaminare oggettivamente i risultati degli interrogatori della Visita Apostolica e di completarli. Queste indagini furono molto faticose e complicate: la ragione principale di ciò fu che ciascuno partecipando attivamente all’indagine (attraverso la cooperazione oppure attraverso la deposizione) dovette preventivare di poter esser sconfessato e attaccato dalle pubblicazioni del mensile "Der 13." – contro la mia persona si è provato di tutto per denigrarmi e per giudicarmi incompetente a partire dalla Visita Apostolica (luglio 2004). L’intenzione di questo atteggiamento è facilmente riconoscibile e il metodo usato è perfido. 11. Se ora viene insinuato dal signor Dr. Engelmann, che il vescovo Krenn venne „bloccato“ con degli psicofarmaci su mia iniziativa e che egli si trovava praticamente agli arresti domiciliari, le fantasie di persecuzione raggiungono così un altro culmine. Sono veramente assurde queste illazioni e appare a quali risultati può condurre la cecità. Mons. Krenn venne assistito da un medico qualificato – un professore universitario – e ricevette, come ogni altra persona, nel suo appartamento le persone che voleva ricevere. A causa della sua malattia si trattò solo di una piccola cerchia di persone strettamente famigliari. Il fatto che il vescovo Krenn non volle che il signor Dr. Engelmann gli facesse una visita è significativo. Ringrazio coloro che collaborano ad arginare l’insensatezza diffondendosi in certi circoli sulle questioni appena esposte. È desiderio mio che l’esposizione e la valutazione degli avvenimenti del passato rimangano sul terreno della realtà, quale io ho dovuto constatare e documentare come Visitatore Papale. / + Klaus Küng [FINE DELLA TRADUZIONE.] Ci sono ancora tanti altri argomenti contro questo libro, ma per il momento solo in tedesco: ausführliche Fortführungen zur tiefergehenden Begründung der hiermit übersetzten bischöflichen Kritik am Buch "Der Wahrheit die Ehre" und an sämtlichen darin enthaltenen Autoren finden sich dann noch in diesem Blogeintrag und im Forum von kath.net. Gerne stehe ich auch selbst wie immer für Rückfragen im Rahmen der Möglichkeiten zur Verfügung. Mit herzlichem Gruß! Euer Padre Alex - Don Alexander Pytlik |
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[HIER GEHT ES ZUR ITALIENISCHEN ÜBERSETZUNG DER WICHTIGEN ERKLÄRUNG VON BISCHOF KÜNG!] Einen guten Tag hat der hochwürdigste Diözesanbischof von St. Pölten, Dr. Dr. Klaus Küng, ausgesucht, um seine beiden offiziellen Stellungnahmen zum verlogenen Buch
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http://bit.ly/chrUy contro un revisionismo speciale!
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